Cicerone - De finibus bonorum et malorum

introduzione


E' probabile che Dante conoscesse Cicerone più come retore e filosofo che come oratore, dagli esempi usati nelle scuole di retorica, più che con la lettura integrale delle opere.

citazione

Purg.20, 115 - 117, De finibus bonorum et malorum


Nel Canto XX, l'ultimo esempio di avidità punita (vv. 115 - 117) riguarda il triumviro Crasso, famoso per la sua cupidigia che morì decapitato da Orode re dei Parti. Questi, per disprezzo verso il nemico vinto, ordinò che gli fosse versato in bocca dell'oro liquefatto dicendo “Aurum sitisti, aurum bibe”.

In Cicerone, De finibus bonorum et malorum, III, 22, 75 è delineata la figura del sapiente (persona sapientis): capace di essere re più di Tarquinio, maestro del popolo più di Silla, quest'ultimo colpevole di tre vizi rovinosi: il lusso, l'avidità e la crudeltà.

Il sapiente è più ricco di Crasso che non avrebbe mai voluto attraversare l'Eufrate per motivi bellici, se non avesse avuto bisogno di denaro.

'...qui nisi eguisset, nunquam Euphraten nulla belli causa transire voluisset”.

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