Già Girolamo e Agostino tennero in grande considerazione l'opera di Virgilio (70-19 a C.).
L'interpretazione cristiana della IV Egloga, riletta come un simbolico annuncio dell'avvento del Redentore, creò un filone della cultura medioevale che trasformò Virgilio in un sapiente, un mago, un profeta. La sua opera potè così essere interpretata in senso allegorico.
L'Eneide, poema epico in 12 canti, racconta la leggenda di Enea dall'ultimo giorno di Troia sino alla vittoria e alla fusione di Troiani e Latini in un unico popolo.
Dante legge i personaggi virgiliani come simboli di vizi e di virtù, come esempi di comportamento di fronte alle prove a cui la divinità li sottopone.
Soprattutto il libro VI, quello del viaggio di Enea nel regno di Plutone, gli fornisce immagini e situazioni da trasportare quasi identiche nell'oltretomba cristiano.
Purg.20, 103 - 117, Eneide I, 340 - 356
Pigmalione re di Tiro è uno degli esempi di avidità punita.
Imperium Dido Tyria regit urbe profecta,
germanum fugiens. Longa est iniuria, longae
ambages; sed summa sequar fastigia rerum.
Huic coniux Sychaeus erat, ditissimus agri
Phoenicum, et magno miserae dilectus amore,
cui pater intactam dederat primisque iugarat
ominibus. Sed regna Tyri germanus habebat
Pygmalion, scelere ante alios immanior omnis.
Quos inter medius venit furor. Ille Sychaeum
impius ante aras atque auri caecus amore
clam ferro incautum superat, securus amorum
germanae; factumque diu celavit et aegram
multa malus simulans vana spe lusit amantem.
ipsa sed in somnis inhumati venit imago
coniugis ora modis attollens pallida miris;
crudelis aras traiectaque pectora ferro
nudavit, caecumque domus scelus omne retexit.
Tiene lo scettro Didone, esule dalla città di Tiro,
per fuggire il fratello. Lungo sarebbe narrare le offese,
narrare gli intrighi; ma accennerò in breve alla vicenda.
A lei il marito era Sicheo, tra i Fenici il più ricco
di campi, amato di grande passione dall'infelice donna.
Il padre gliela aveva data vergine e congiunta con i primi auspici
Ma regnava su Tiro il fratello Pigmalione,
più di ogni altro spaventoso nel delitto.
Fra questi due si frappose l'ira. L'empio davanti agli altari,
di nascosto col ferro trucidò l'incauto Sicheo;
accecato dal desiderio dell'oro, sicuro dell'affetto di sua sorella,
a lungo nascose il misfatto il malvagio e simulando,
con vane speranze deluse la misera donna.
Ma l'ombra dell'insepolto consorte le comparve
in sogno; stranamente sollevava il pallido volto;
si denudò il petto trapassato dal ferro; le rivelò
l'altare sconsacrato e tutto l'occulto delitto familiare.