Virgilio - Eneide

introduzione


Già Girolamo e Agostino tennero in grande considerazione l'opera di Virgilio (70-19 a C.).

L'interpretazione cristiana della IV Egloga, riletta come un simbolico annuncio dell'avvento del Redentore, creò un filone della cultura medioevale che trasformò Virgilio in un sapiente, un mago, un profeta. La sua opera potè così essere interpretata in senso allegorico.

L'Eneide, poema epico in 12 canti, racconta la leggenda di Enea dall'ultimo giorno di Troia sino alla vittoria e alla fusione di Troiani e Latini in un unico popolo.

Dante legge i personaggi virgiliani come simboli di vizi e di virtù, come esempi di comportamento di fronte alle prove a cui la divinità li sottopone.

Soprattutto il libro VI, quello del viaggio di Enea nel regno di Plutone, gli fornisce immagini e situazioni da trasportare quasi identiche nell'oltretomba cristiano.

citazione

Purg.17, 34 - 39, Lavinia si dispera per il suicidio della madre.


Nel Libro XII dell'Eneide (vv. 593 - 603) la regina dei Latini, Amata, vuole che Turno vinca il duello con Enea. Quando teme che il giovane re dei Rutuli sia stato ucciso, disperata si impicca ad un'alta trave del palazzo.


Regina ...
infelix pugnae iuvenem in certamine credit
estinctum et subito mentem turbata dolore
se causam clamat crimenque caputque malorum,
multaque per maestum demens effata furorem
purpureos moritura manus discindit amictus
et nodum informis leti trabe nectit ab alta.
Quam cladem miserae postquam accepere Latinae,
filia prima manu floros Lavinia crinis
et roseas laniata genas, tum cetera circum
turba furit, resonant late plangoribus aedes.

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