Lucano - Pharsalia

introduzione


Marco Anneo Lucano, nipote del filosofo Seneca, nacque a Cordova e visse a Roma, alla corte di Nerone. Caduto in disgrazia, prese parte alla congiura dei Pisoni in seguito alla quale si tolse la vita a 26 anni nel 65 dC.

Compose un poema epico rimasto incompiuto sulla guerra civile tra Cesare e Pompeo, il Bellum civile o Pharsalia, dal nome della battaglia che diede la vittoria a Cesare.

L'opera continuò ad essere letta per tutta la tarda antichità e nel Medioevo, specialmente nelle scuole, come attestano i numerosi manoscritti.

Dante ebbe per Lucano una particolare ammirazione, fino a collocarlo nel “canone” degli spiriti magni dopo Omero, Orazio e Ovidio (Inferno IV, 94 e segg.)

Catone (Purg. 1, 31 - 33), la cui personalità emerge soprattutto nell'ultima parte della Pharsalia, diventa nel poema dantesco il custode del Purgatorio proprio per un tratto eroico già illustrato da Lucano: lo stoicismo, la lotta contro il tiranno (Cesare), la morte come unica via di riscatto morale.

“victrix causa deis placuit, sed victa Catoni” (I,128).”La causa vittoriosa piacque agli dei, la causa che risultò sconfitta piacque a Catone”. Egli trovò in sé la forza di ribellarsi ad un fato ingiusto.

citazione

Lucano, Pharsalia, II

Vi si parla degli orrori delle guerre civili, rievocando e deplorando le stragi avvenute durante il conflitto fra Mario e Silla. In un incontro fra Bruto e Catone, il primo è incerto se partecipare ad una guerra che comunque porterà la fine della libertà il secondo viceversa ritiene che si debba lottare in ogni caso insieme a Pompeo e al senato. Catone esprime anzi il desiderio di morire insieme alla Roma repubblicana e alla "libertas".

(vv. 301 - 313)

….............. non ante revellar,
exanimem quam te complectar, Roma, tuumque
nomen, libertas, et inanem prosequar umbram.
Sic eat; immites romana piacula divi
plena ferant, nullo fraudemus sanguine bellum.
…......................
Hic redimat sanguis populos, hac caede luatur
quidquid romani meruerunt pendere mores.

…......... non mi lascerò strappare, prima di avere
abbracciato il tuo corpo esanime, o Roma, e il
tuo nome, o Libertà, seguirò il tuo nome e la tua ombra vana.
Vada così; gli dèi impietosi portino con dovizia sacrifici romani,
non defraudiamo di nessun sangue la guerra.
…......................
Questo (mio) sangue redima i popoli, la mia morte
espii quanto i costumi romani hanno meritato di pagare.


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