Lucano - Pharsalia

introduzione


Marco Anneo Lucano, nipote del filosofo Seneca, nacque a Cordova e visse a Roma, alla corte di Nerone. Caduto in disgrazia, prese parte alla congiura dei Pisoni in seguito alla quale si tolse la vita a 26 anni nel 65 dC.

Compose un poema epico rimasto incompiuto sulla guerra civile tra Cesare e Pompeo, il Bellum civile o Pharsalia, dal nome della battaglia che diede la vittoria a Cesare.

L'opera continuò ad essere letta per tutta la tarda antichità e nel Medioevo, specialmente nelle scuole, come attestano i numerosi manoscritti.

Dante ebbe per Lucano una particolare ammirazione, fino a collocarlo nel “canone” degli spiriti magni dopo Omero, Orazio e Ovidio (Inferno IV, 94 e segg.)

citazione

Purg.9, 136 - 138


Nella Pharsalia Cesare è il tiranno che si è gettato nella guerra civile contro Pompeo, opprime i sudditi e vuole depredare il tesoro pubblico custodito nel tempio di Saturno ai piedi del Campidoglio, presso la rupe Tarpea. Invano si oppone il tribuno della plebe Lucio Cecilio Metello.


vv. 154-155


Tunc rupes Tarpeia sonat magnoque reclusas
testatur stridore fores ...


Dante ricorda il suono di questi versi, con l'allitterazione di suoni aspri e stridenti, quando sente cigolare sui cardini la porta del Purgatorio:


“Non rugghiò sì, né si mostrò sì acra
Tarpea, come tolto le fu il buono
Metello, perché poi rimase macra.”

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