Benvenuto nella Biblioteca di Dante


Una rilettura del Purgatorio alla ricerca dei riferimenti culturali: autori, libri, immagini, storie, problemi di poetica e di morale, di creatività e di pubblica rinomanza. Il tentativo di elencare i titoli della biblioteca di Dante Alighieri per trovare le fonti delle sue scelte artistiche.

La seconda cantica è una riflessione sul mestiere del poeta: dalla pratica alla missione, dalla forma (che sarà adeguata ad un contenuto alto) allo scopo dell'opera (che sarà rivolta anche ad un pubblico ostile).
L'arte di Dante si evolve e matura, ma conserva e reinventa forme e temi usati in precedenza nella Vita Nova, nel Convivio e nel De Monarchia.
La vivacità della rappresentazione viene dai classici: Ovidio soprattutto, ma anche Virgilio, Stazio, Lucano e le Sacre Scritture.

L'occasione per riflettere sulla colpa e sulla dignità nasce invece dall'incontro diretto con artisti di ogni epoca che, disciolti dalla loro connessione temporale, valgono sempre come segni o come esempi, nell'eterno presente della vita spirituale.
Ecco dunque gli interlocutori e i modelli: Virgilio, la guida razionale; Sordello (VI) fustigatore della viltà, austero simbolo dell'amor di patria; Stazio (XXI, XXII) il nuovo cristiano; Forese (XXIII) il compagno di gioventù; Bonaggiunta (XXIV); Guido Guinizelli e Arnaut Daniel (XXVI) gli artisti famosi; Beatrice, figura-simbolo della teologia, assegna infine la missione profetica a Dante ormai libero da ogni colpa. (XXXII, 103-105).

La forma e la moralità sono dunque le due preoccupazioni, presenti insieme alla coscienza dell'artista dall'inizio alla fine della seconda Cantica. Così (XXXIII, 141) osservando la misura del suo testo egli dice: “non mi lascia più ir lo fren dell'arte” e definendo subito dopo la sua trasformazione morale conclude: “Io ritornai dalla santissima onda /puro e disposto a salire alle stelle” (XXXIII, 145).


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